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Come si ricerca?

Come si ricerca?

A cosa serve saper ricercare? Saper ricercare, online e non, serve a sapere quello che stiamo facendo, cosa è già stato fatto, quali problemi sono già stati affrontati e superati e quali soluzioni sono state adottate. Saper ricercare serve a capire cosa vogliamo ottenere da un progetto, da un cliente, da una situazione. Saper ricercare serve a conoscere la storia di un brand, le radici di un prodotto e anche il target di un servizio.

La ricerca è alla base di tutti i lavori del mondo.

Ed è anche un “nuovo” ruolo nel mondo del lavoro di oggi. La parola ricercatore non è più un termine da scienziati, un ricercatore è quel membro dello staff che pianifica, conduce, gestisce e crea i report sui progetti di ricerca. Di solito un researcher è assunto da aziende che devono ottenere ed analizzare dati sul comportamento sociale e virtuale degli utenti. Un ricercatore è richiesto in settori quali: economia, matematica, politica, statistica, sociologia e business development.


Questa figura è già da anni ufficializzata all’estero, in quanto legittima e molto rispettata, e anche in Italia comincia ad essere... ricercata (ahah) come dimostrano i risultati anche su LinkedIn
Traduciamo al riguardo un articolo molto utile, oltre che interessante, di Steve Wengrovitz, ricercatore di Facebook, il quale ha raccontato le sue 7 abitudini per distinguere un buon ricercatore da un grande ricercatore.


I ricercatori altamente efficienti: Si focalizzano sulla domanda, non sulla metodologia

Dentro Facebook sono presenti almeno una dozzina di team di prodotto. C’è quello dedicato alla condivisione, quello per Messenger, quello per Ads, quello per Instagram, solo per nominarne qualcuno, e ogni dipartimento ha le proprie opportunità, difficoltà e domande alle quali rispondere.
Per far raggiungere il grado maggiore di efficienza ad ogni team di prodotto, il bravo ricercatore sa usare il giusto metodo e sa adattarlo alle diverse possibilità, lasciando al business la scelta della metodologia da adottare, non il contrario. 
Anche se essere esperti di tutte le metodologie non è realistico, i ricercatori più efficienti tendono ad essere esperti in alcuni metodi necessari, e hanno abbastanza esperienza da poter scegliere quello più appropriato a seconda della domanda in questione. Con il tempo, un grande ricercatore continua ad affinare i suoi strumenti e ne aggiunge di nuovi, per poter affrontare una più vasta gamma di domande a cui rispondere.


Personalizzano l’approccio quando lavorano in team

Come nessuna singola metodologia può rispondere a tutte le domande, allo stesso modo non c’è un solo modo per lavorare con tutti i membri di un team. Un ricercatore altamente efficiente personalizza il proprio approccio a seconda di ogni interlocutore e a seconda delle diverse situazioni, necessità e personalità, per assicurarsi che la partecipazione di tutti sia al massimo.
Qual è stata la tua esperienza passata con la ricerca? Cosa ha funzionato? Come vedi il mio ruolo all’interno del nostro team? Cosa sei più interessato a imparare? 
Un ricercatore efficiente userà queste informazioni per personalizzare il suo approccio quando lavora con un membro del team e per aiutare ognuno a raggiungere i migliori risultati possibili, massimizzando nel frattempo il valore del team.


“Rendilo funzionale”

Tim Gunn, dello show Project Runway, ha usato questa espressione in ogni episodio della serie, di solito quando i fashion designers erano in ritardo, alle prese con gli ultimi tocchi, o erano in difficoltà per mancanza di tempo: “rendilo funzionale” è la traduzione “meno peggio” per chi non sa cosa vuol dire “make it work”. Tim incoraggiava i partecipanti ad abbracciare la sfida e lavorare al loro meglio nonostante gli ostacoli. Come i designer di successo, anche i grandi ricercatori utilizzando questo atteggiamento: make it work.
Un ricercatore con questa mentalità sarà più in grado di costruire delle relazioni.
Per esempio, se si presenta una domanda che non è fattibile, un ricercatore “che la rende funzionale” presenterà delle alternative di valore altrettanto percorribili. Invece di comunicare alla squadra che gli utenti non hanno apprezzato davvero il prodotto messo in prova, il ricercatore efficiente proporrà delle migliorie al prodotto, basandosi sui dati raccolti durante il test.


Hanno una visione a lungo termine.

In molte aziende, come Facebook, ci sono sempre molte piccole domande e quindi può essere difficile dare le giuste priorità.I ricercatori migliori sono in grado di bilanciare i diversi progetti di ricerca, organizzandosi a dovere e giustificando ogni gruppo di ricerca come parte di un progetto più ampio, a beneficio dell’azienda.


Tengono il piede sull’acceleratore.

Dire “muoversi in fretta” non significa fare le cose in maniera disattenta e sbrigativa, ma vuol dire dare le giuste tempistiche alle varie fasi del progetto di ricerca -sia che si tratti di un sondaggio sia che si tratti di una discussione sullo sviluppo di un’identità, di un’analisi o di un report.
Inoltre, è importante saper gestire il proprio tempo in maniera sana, in modo da avere sempre qualcosa sul fuoco e di poter alzare la fiamma quando necessario.


Following up.

Follow up vuol dire “dare seguito”, ovvero, riprendere i contatti con venditori o con i clienti.
Alcuni ricercatori di scoraggiano quando i clienti si orientano verso direzioni diverse da quelle proposte, come capita nelle ricerche di mercato, eppure questi ricercatori non chiedono perché.
Questa buona pratica è anche più importante quando si considera il team e l’impatto che può avere sul suo lavoro: perché si verificano determinati cambiamenti? Comunicare al proprio team come sta andando la ricerca e comunicare periodicamente i risultati ottenuti migliorerà il rendimento del lavoro di ognuno.


Danno più di quello che prendono.

Un altro motto qui a Facebook-e questo lo adoro particolarmente- è “Dai più di quello che prendi”. Sia che tu sia un ricercatore appena uscito dall’università, sia che tu sia un professionista che ha decenni d’esperienza alle spalle, per i grandi ricercatori condividere dati, risultati, scoperte, con gli altri ricercatori è una priorità. 
Dare più di quanto si prende è il motto del ricercatore di successo. 

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