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Come raccontare un teatro e la sua tradizione

Come raccontare un teatro e la sua tradizione?

Gli ingredienti per cogliere l’identità profonda di un gruppo complesso come la Fondazione Pergolesi Spontini.

Irene Sorrentino
Copywriter


Ambra, Linda e Massimo, di Tonidigrigio, accompagnano la Fondazione Pergolesi Spontini del Teatro di Jesi e Maiolati (AN) attraverso un percorso di facilitazione diviso in due giornate di workshop.

La prima giornata coinvolge la direzione della Fondazione: Cristian Carrara (Direttore Artistico) e Lucia Chiatti (Direttore Generale), insieme all’Assessore alla cultura di Jesi, Luca Brecciaroli, e all’Assessore alla cultura di Maiolati, Sebastiano Mazzarini. Dei 29 teatri di tradizione italiani, il Pergolesi è il primo ad aver ottenuto questa qualifica nel 1968, divenendo un riferimento storico per la produzione lirica. Per questo il workshop si concentra su tre domande che ruotano attorno ad un concetto chiave per la Fondazione: la tradizione.

La prima domanda

Cos’è la tradizione e come si caratterizza in relazione al teatro?

Si lascia ai partecipanti “il tempo di una canzone” (Cujus animam di Pergolesi) per rispondere alle suggestioni e trovare insieme il minimo comune denominatore dell’impatto generato sul territorio dal Teatro.

Come raccontare un teatro e la sua tradizione

Nella seconda giornata, invece, il gruppo si allarga. Lo scambio si estende a persone con competenze e ruoli diversi all’interno del Teatro: Laura Nocchi e Fabio Gambetti dell’Area Marketing, Mina Minichino, Ufficio Produzione, Luca Celli, Project Manager, Stefania Carotti, Segreteria, Simone Caproli, Capo elettricista, Francesca Radini, Capo Maschera, e Catia Giglioni, Biglietteria.

Ciascuno porta al tavolo del confronto il proprio punto di vista, consentendo all’intero team di prendere consapevolezza rispetto a problematiche e punti di forza che, altrimenti, rischiano di non essere chiari a tutti. Questo consente un passaggio successivo che mette realmente in comunicazione il lavoro della Fondazione, la città e l’amministrazione cittadina, facendo fruttare le considerazioni ricavate dal primo workshop.

Come raccontare un teatro e la sua tradizione
Come raccontare un teatro e la sua tradizione

La tradizione incontra il pubblico

Cosa verrebbe a mancare se il Teatro Pergolesi non fosse più di tradizione?

La domanda aiuta a individuare gli elementi simbolici che sostengono la Fondazione a partire dai vertici, e che il percorso di facilitazione fonde con la ricerca del valore generato dalle sue attività. Per questo la seconda giornata mette in chiaro i servizi offerti dal Teatro, da un lato, e, dall’altro, come individuare, realizzare e persino superare le aspettative del suo pubblico medio.

Per chi stiamo creando valore? In che modo i valori della Fondazione possono corrispondere ai desideri del pubblico?

Dai due workshop emerge così un soggetto complesso come il Teatro di tradizione.

Il cuore della facilitazione

«Questo lavoro ci permette di ricavare i significati e le basi simboliche della fondazione, che il secondo tavolo di facilitazione poi traduce in azioni e servizi concreti», mi spiega Linda (graphic designer). «Con il giusto supporto, possiamo delineare l’immagine di un teatro per cui la tradizione non è stasi, ma prima di tutto movimento, passaggio e consegna».


È il primo progetto che Ambra e Linda seguono in prima persona fin dal momento di facilitazione. Ambra (social media manager) rimane sorpresa dell’ambiente conviviale che si costruisce attorno al buffet, senza perdere formalità. L’atmosfera leggera invita a partecipare al lavoro che richiede pur sempre un certo sforzo.

Infatti, quando si chiede alle persone di dare risposte veloci può generarsi un po’ di tensione. Ma anche questo è un ingrediente utile a concentrarsi e far emergere i punti forti delle proprie azioni.

L'elevator pitch

Per farlo ci si serve di strumenti diversi. Il primo workshop utilizza un elevator pitch: una tavola con una frase in cui si lasciano degli spazi vuoti, che il gruppo della fondazione deve riempire in poco tempo: “La fondazione è ... che grazie a (cosa) ... permette a (chi) ... di (fare) ...”.

La Fondazione Pergolesi Spontini è più di un teatro che grazie a persone con creatività, competenze e passione permette alle comunità di fare esperienze di bellezza, socialità e...

Dalla compilazione di un testo tanto semplice emerge qualcosa in più. La Fondazione non si preoccupa solo di fare spettacoli di qualità, ma lavora anche ad una parte produttiva autonoma. Cura, infatti, attività laboratoriali e di formazione con bambini e adulti, e lavori di scenografia interni, rendendo necessario un team che si occupa di vari aspetti di background che danno vita al teatro di tradizione.

Come raccontare un teatro e la sua tradizione

«All’inizio, tutti sono generalmente restii di fronte allo sforzo richiesto e all’impegno di tempo», riflette Ambra. «Ma poi, quando vedono che anche noi siamo tranquilli, i partecipanti si sciolgono. A quel punto, quasi non vogliono più smettere di parlare e vorrebbero anzi andare oltre quei venti minuti che riserviamo a questo momento».

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Il Value Proposition Canvas

Per facilitare la seconda giornata si usa, invece, il Value Proposition Canvas. Il titolo complesso indica in realtà qualcosa di molto semplice: un cartellone con sopra disegnato uno schema, un modello adattato in questo caso alla Fondazione, attraverso cui ricavare insieme il valore portante del Teatro. Qui si scrivono le considerazioni del gruppo: a cosa è utile il Teatro, a chi si rivolge, quali aspettative genera nei suoi utenti e come possiamo superarle.

«Lo scopo non è mai dare solo “risposte giuste”», assicura Massimo, «perché non ci sono risposte sbagliate». A volte è proprio un dettaglio che ci sembra fuori posto ad offrire una nuova luce che rivela considerazioni importanti. È curioso – mi fa notare Linda – come molti scrivano addirittura le stesse cose, senza esserselo detti. Questa parte è sicuramente quella che occupa più spazio alla facilitazione, trasformandosi in una vera e propria dinamica di gioco in cui ogni partecipante si apre con curiosità alla discussione.

«Anche noi abbiamo fatto la stessa cosa», mi svela Linda, «con i post-it, il Canva Value Proposition e tutti il resto, durante un pranzo. È stato divertente e ha aiutato noi in primis a comprendere non soltanto il nostro lavoro, ma anche le dinamiche che proponiamo ai clienti».

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