TONIDIGRIGIO PROFESSIONISTI IN COMUNICAZIONE
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La strada verso casa. Venticinque passi, tre percorsi, un cammino
La strada verso casa. Venticinque passi, tre percorsi, un cammino
Don Giuliano Fiorentini
Fondatore dell’Associazione OIKOS
www.oikosjesi.it
In occasione del 25esimo anniversario della fondazione di OIKOS, Tonidigrigio ha sviluppato per voi un progetto di comunicazione articolato, pensato e strutturato su livelli e azioni differenti al fine di intercettare l’interesse da parte di un pubblico stratificato. Quanto sono importanti per OIKOS azioni di comunicazione di questo tipo e quanto incidono sulla raccolta fondi?
Le azioni di comunicazione sono fondamentali ai fini della raccolta fondi: sono due attività strettamente connesse.
Prima di tutto comunicare significa trasmettere l'essenza della nostra Mission, ciò di cui ci occupiamo, il lavoro svolto quotidianamente, gli obiettivi che vogliamo raggiungere. Inoltre, la comunicazione è utile a rendicontare al territorio e soprattutto ai donatori che ci sostengono con costanza, la nostra attività, i risultati conseguiti, le aree di miglioramento e così via. L'attività di raccolta fondi si basa sul coinvolgimento delle persone, sulla possibilità di instaurare rapporti di fiducia tra Oikos e coloro che si avvicinano a questa realtà, sulla condivisione di valori ed obiettivi: tutto questo sarebbe impossibile senza una strutturata attività di comunicazione.
25 anni fa nasce per sua iniziativa l’OIKOS. C’è stato un evento particolare che l’ha spinta ad avviare questa iniziativa?
In realtà nel 1988 ad un campo scuola con dei ragazzi mi è capitato di vivere un grosso dramma personale, perché in mia assenza alla fine del campo i ragazzi hanno fatto il bagno in mare a mezzanotte e due di loro sono morti annegati.
Ho vissuto un momento molto difficile ma la mia famiglia e molte altre famiglie della parrocchia mi hanno sostenuto ed aiutato. In questo contesto si è maturata l'idea di Oikos in quanto casa e soprattutto ambiente in cui i legami familiari possono essere significativi.
Allora in forma di "espiazione " ho pensato che intorno a me c'erano molti giovani senza casa, in particolare giovani tossicodipendenti che avrebbero potuto usufruire della risorsa famiglia in quanto ambiente riabilitativo ed educativo per uscire dai loro problemi. Nacque così il percorso di riabilitazione come si è voluto significare nella mostra.
In questi 25 anni trova che sia cambiato l’approccio ad una realtà come OIKOS da parte dei ragazzi e delle loro famiglie? Se sì, in che modo?
Sì, all'inizio prevaleva la forma comunitaria di riabilitazione; oggi quest’ultima funge da contenitore riabilitativo e si è passati a percorsi e trattamenti il più possibile individualizzati.
Cosa rappresentano per lei i 25 anni di OIKOS?
Alcuni problemi, molti risultati, infinite soddisfazioni: ogni volta che vediamo un giovane finire il suo percorso riabilitativo, riprendersi la vita e realizzare le sue profonde aspirazioni; ogni qual volta vediamo interrotto il percorso che ha portato i bambini a una drammatica situazione di dolore o di qualsiasi altra forma di maltrattamento; ogni volta che i bambini temporaneamente ospiti delle nostre Comunità vengono inseriti in una famiglia capace di prendersi cura di loro. Ogni volta che viviamo questo assaporiamo gioie inesprimibili, sia per il futuro di questi bambini che della nostra società.
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