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Osservatorio Digitale
Osservatorio Digitale
Sandro Giorgetti
Fondatore dell’Osservatorio Digitale
www.osservatoriodigitale.info
Come nasce il progetto dell'Osservatorio Digitale?
Da una necessità. Nel mio lavoro in regione, così come in altri ambiti, ho utilizzato assiduamente strumenti di analytics e tool per monitorare, analizzare e creare report sul settore in cui ero impegnato. Nessuno di questi rispondeva all’esigenza di avere, in un unico “spazio”, risposte oggettive dal punto di vista quantitativo e qualitativo. Inoltre, come nella natura di questi strumenti, le analisi vengono svolte attraverso elaborazioni esclusivamente automatizzate. Io avevo bisogno anche di analisi manuali dove, dunque, un operatore analizzasse alcuni kpi. Infine, le analisi non prendevano mai in considerazione un settore e un’area geografica nel suo complesso, ma solo una campionatura o un numero molto parziale di soggetti. Per stabilire invece la reale alfabetizzazione digitale di un comparto, è necessario investigarlo nella sua complessità. Questi sono essenzialmente i motivi per cui mi sono autonomamente organizzato per individuare un metodo e un algoritmo personali che fossero in grado di restituire dati utili al mio lavoro e coprire le necessità che quotidianamente dovevo affrontare. Solo successivamente è nata l’idea di mettere metodo e algoritmo a disposizione del sistema e del mercato.
Gli strumenti di analisi possono influenzare le scelte di imprese e istituzioni?
Oserei dire debbono oltre che possono. Il digitale è stato, tra le tante cose, una grande illusione collettiva, in cui sembrava “facile” esserci: aprire un sito, un account, magari con budget importante, era ritenuto sufficiente per soddisfare una necessità. Poi siamo nati noi: i digital marketing manager ed i social media manager, che avevano l’obiettivo di dare una strategia. Solo più tardi abbiamo capito come la gestione dei dati era il reale potere dei grande player digitali che condizionavano il mercato ed influivano sul successo di un’attività. Pochi soggetti, e le ricerche dell’Osservatorio Digitale lo dimostrano, partono dai dati, dall’analisi approfondita del contesto, su cui solo successivamente dovrebbe basarsi la strategia e la relativa scelta degli strumenti da adottare.
Per un’impresa, scegliere gli strumenti di analisi, implica compiere scelte consapevoli basate su dati oggettivi, che producono risultati misurabili e performance realmente utili. Per un’istituzione implica realizzare piani di investimenti partendo da una visione non più frutto dell’intuizione solo politica, su cui poggiare i propri obiettivi e quando possibile i propri valori.
I dati non sostituiscono la visione di un professionista ma al contrario lo aiutano a definire la sua strategia e a dotarsi di un piano realmente di successo. Una volta un professionista della comunicazione utilizzava i media per assoggettarli alle proprie volontà, oggi sono i media che possono fagocitare noi se non siamo capaci, nella nostra stessa presunzione di essere in grado di condizionarli, di dotarci di strumenti che prevengano il potere dei grandi player.
Quali sono i prossimi obiettivi?
Due.
Il primo è consolidare il posizionamento che l’Osservatorio Digitale ha così velocemente ed inaspettatamente acquisito, con il gruppo di soggetti che stanno compartecipando a questa straordinaria avventura; di seguito industrializzare il processo e creare valore per i soggetti con cui intratterremo rapporti di investimento in ricerca.
Il secondo, non meno importante, è non deviare dalla missione che ci siamo dati da subito: una visione etica del nostro impegno. Vogliamo continuare, anzi incrementare, il ruolo di sostegno al sistema, mettendo a disposizione le nostre competenze ed il nostro know-how a favore di quei comparti e di quei territori che ne hanno urgentemente bisogno, trasferendo a loro quanta più consapevolezza possibile, così da alfabetizzare il sistema e renderlo più competitivo.
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