FOLIO

Una storia di incontri

Una storia di incontri

Come nasce l'idea di un progetto ambizioso come questo e cosa vuole essere il Digital Index.

Massimo Pigliapoco
Director & Co-Founder

Come molte storie, anche questa è per prima cosa una faccenda di incontri. 

Io e Sandro Giorgetti ci conosciamo da poco, e ci conosciamo in occasione di un progetto con e per la città di Ancona, e in quell’occasione Sandro mi parla dell’Osservatorio Digitale. Per chi non lo sapesse, Sandro ha a che fare con il digitale da tantissimi anni, con importanti Aziende private e da qualche anno per la Regione Marche, con il Social Media Team. Come sappiamo, in questa regione c’è molto da fare quando si parla di Marketing turistico, ma quando si parla, invece, di ciò che viene fatto bene in quest’ambito si cita quasi sempre il lavoro di questo gruppo di ragazze e ragazzi sui canali digitali.

Ad accorgersi dell’importanza del lavoro dell’osservatorio, nei più differenti ambiti, è la stampa Nazionale che inizia a pubblicare, in particolare su Il Sole 24 Ore e con una certa continuità, le sue ricerche. Si tratta di indagini che toccano differenti ambiti, oltre a quello aziendale: il mondo dello spettacolo, lo sport, la cultura, le istituzioni. Tutte le ricerche hanno il comune denominatore di utilizzare strumenti di analisi e misurazione e un proprio algoritmo di traduzione dei dati, e di essere messe a disposizione gratuitamente. Il crescente interesse che l’attività dell’osservatorio guadagna in particolare durante il periodo pandemico ci fa riflettere su come i dati e le analisi stiano diventando rapidamente di interesse collettivo.


Un cambiamento necessario

Questo si lega alla necessità di cambiamento che il periodo pandemico ha accelerato e in molti casi imposto.  Il crescente senso di urgenza in quest’ambito ha accompagnato le imprese nella consapevolezza dell’esigenza di maggiore agilità e velocità nel prendere le decisioni. Urgenza che tocca ambiti come la modernizzazione e il cambiamento nelle dinamiche di relazione interna e verso l’esterno. Si sono cominciate ad accettare idee innovative, che fino a poco tempo prima potevano sembrare azzardate, e ad accogliere il tema della digital transformation in maniera diffusa. I maggiori vantaggi competitivi li hanno avuti quelle imprese che avevano già in atto tali processi evolutivi e stavano già sperimentando l’efficacia dell’aumento delle relazioni e dei punti di contatto tra impresa e clienti.


I tre fattori

Sono cambiamenti che, pensando al mondo dell’impresa, toccano tre ambiti strategici: la cultura, i processi e la tecnologia. Se partiamo da quest’ultima come elemento di riflessione, ma anche come principale focus d’attenzione e attrattore di investimenti, possiamo valutare quanto rilevante possa essere l’impatto che tale tecnologia abbia nei modelli d’impresa. Sono risorse che vengono destinate in modo incrementale al marketing, alle vendite, ma anche al Customer care o all’HR, che si dotano di strumenti tecnologici e di canali di comunicazione sempre più focalizzati e stratificati. Ma la tecnologia da sola non basta. Questo secondo tema entra in modo più profondo non solo nei flussi aziendali, ma anche nei comportamenti che le persone si trovano ad assumere nella conformazione di gruppi di lavoro, che spesso operano a distanza, avvalendosi di strumenti digitali. Se non si opera sui processi, infatti, la possibilità di accogliere dinamiche di relazione, che riducano drasticamente la presenza fisica nelle logiche interne e di relazione con i propri interlocutori, pone la questione culturale. Soprattutto nei luoghi in cui la cultura è l’insieme della conoscenza ma anche la manifestazione dei comportamenti delle persone in un determinato ambito e momento storico.

Abbiamo a che fare con un cambiamento di paradigma, che ci attraversa e che si confronta con le nostre abitudini, con i modi di fare e con le aspettative. Sono cambiamenti con cui le imprese si stanno confrontando e che hanno fatto della digital transformation uno dei fattori strategici e competitivi più importanti.


Il ruolo della componente scientifica

Ma torniamo alla questione degli incontri. Il progetto dell’osservatorio suscita l’attenzione di molti possibili partner. Accade una cosa importantissima: il rettore dell’Università Politecnica delle Marche, Prof. Gian Luca Gregori, chiede di poter dare il proprio contributo al progetto, mettendo a disposizione un team di lavoro dedicato. Conosciamo il dott. Luca Marinelli, ricercatore dell’UnivPM, che si occupa di digital marketing da molti anni; proprio dai tempi in cui, nella stessa aula dove si è svolto l’evento Digital Index, parlavamo di digitale organizzando eventi e workshop dedicati all’e-commerce, ai social media e alla comunicazione in generale. E lo incontriamo di nuovo su questo progetto.

L’Università valida dal punto di vista scientifico il metodo utilizzato dall’osservatorio. Questo ci convince e ci motiva a confrontarci con l’obiettivo più ambizioso: estendere la ricerca, per la prima volta in Italia, all’intero ambito d’impresa di una regione intera. Quando si ha a che fare con la questione culturale, il senso di responsabilità deve proiettare le azioni verso una funzione precisa, che abbia come scopo quello di essere attività di servizio, e che sia per prima cosa utile. A Tonidigrigio, come agenzia di comunicazione, spetta il compito di costruire l’immaginario dell’Osservatorio Digitale, sviluppando contestualmente il tema dell’identità e quello dell’accessibilità. Questo perché se attribuiamo alla ricerca un valore diffuso, come mezzo di accesso alla conoscenza, questa deve poter essere accessibile, traducendo KPI e indicatori tecnico-analitici in elementi di senso e strumenti di narrazione.


I tre attori

Finalmente possiamo rendere patrimonio collettivo la filosofia di azione che ha consentito all’Osservatorio di guadagnare l’interesse della stampa nazionale. Ci troviamo a giocare una partita tanto fondamentale quanto complicata, che ci attraversa e attraversa le imprese e le organizzazioni in modo profondo. Le scelte che faremo e le risorse che verranno investite possono essere determinanti se si costruisce una relazione forte tra tre attori: le imprese, le istituzioni ed il mondo accademico. Nasce così il DIGITAL NDEX delle imprese Marchigiane. Da qui partiamo mettendo a disposizione, per la prima volta in italia, una ricerca diffusa che si focalizza sulla presenza nei canali digitali delle imprese marchigiane, divise per settori, con 33 differenti KPI e 50.0000 dati complessivi. Questo ci permette di avere una visione d’insieme e di confrontare tutti gli indicatori individuati, mettendoci in condizione di conoscere profondamente, leggere i dati in maniera chiara e attraverso una visione critica.


Gli obiettivi e le prospettive

Vorremmo che l’enorme lavoro svolto dall’Osservatorio Digitale, dall’Università Politecnica delle Marche e da Tonidigrigio, con il sostegno di Digitouch, fosse a disposizione delle imprese e delle istituzioni. Questo per avere una percezione diffusa dello stato di fatto della digitalizzazione delle imprese della Regione, utile anche ad indirizzare le risorse a sostegno di questa traiettoria strategica. I dati del Digital Index sono di indirizzo anche in merito alle competenze evolute, di cui le imprese hanno sempre maggiore necessità e che il mondo accademico -in dialogo con imprese e associazioni di categoria- può produrre. Si tratta di cogliere tutti gli elementi di una sfida che sempre di più ci vedrà protagonisti e che condizionerà il nostro modo di essere soggetti in relazione con le organizzazioni, gli enti formativi e le istituzioni. Mettiamo a disposizione, quindi, quanto fatto con la convinzione che possa essere utile, un attivatore di riflessioni e un collettore di progetti, opportunità, possibilità. Grazie a questo progetto la Regione Marche si dota di uno strumento in più per leggersi ed evolversi, potendo utilizzare i dati del DIGITAL INDEX che Sandro Giorgetti e Luca Marinelli hanno raccontato e che chiunque potrà scaricare gratuitamente dal sito www.osservatoriodigitale.info

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